Un giorno come tanti, qui a Châtillon… o quasi. Una giornata che non scorderò mai.
Ecco perché voglio regalarvi le emozioni vissute in un giorno perfetto, di quelli che atleti come me sognano, aspettano e desiderano di vivere.

Arrivo a Châtillon verso l’ora di pranzo di venerdì. Elena vuole andare a mangiare lungo il percorso di gara, precisamente nel punto in cui, lo scorso anno, non è riuscita ad arrivare in tempo con la navetta per portarmi i bastoncini… ahahah!
Un aneddoto che era doveroso raccontare. Dopo aver mangiato, ci facciamo due passi sul percorso di gara. Che bella l’energia delle montagne! Mi ritrovo subito in pace, in equilibrio, con una grande voglia di correre il giorno dopo.
Ore 19:00: presentazione degli atleti.
Che bello ritrovarsi tutti assieme a scambiare due parole, ognuno di noi con gli stessi obiettivi e le stesse ambizioni.
È strano vedere che, almeno per un attimo, dieci persone in Coppa del Mondo abbiano tutte lo stesso obiettivo: vincere il giorno successivo.

Fa ridere, ma fa anche riflettere: pensa se l’universo realizzasse subito i pensieri delle persone… il giorno dopo ci sarebbero qualche incomprensione all’arrivo! Ahahaha.
A parte gli scherzi, ovviamente era solo un mio pensiero — niente di troppo importante, ma era lì, nella mia mente.
Sveglia e subito colazione. Ormai da un po’ uso la tattica della colazione leggera: ho notato che mi permette di dormire un po’ di più ed essere più leggero per la partenza.
Ovviamente integro il tutto con una nutrizione corretta grazie a Neolife, che ormai da due anni mi accompagna nell’alimentazione quotidiana.
In particolare, prendo un prodotto chiamato NeolifeSake, venduto come sostitutivo di un pasto; ho notato che funziona molto bene come pre-gara e dopo allenamenti intensi e gare.
Siamo tutti lì, a salutare le nostre persone care, come se fosse l’ultimo momento in cui le vedremo.
Il cuore batte forte, l’aria è carica di tensione e speranza.
Poi, la voce meravigliosa di Silvano Gaden rompe il silenzio e inizia il conto alla rovescia:
10… 9… 8… l’adrenalina cresce, 7… 6… 5… il respiro si fa più rapido, 4… 3… 2… 1…
Via!
È il momento in cui tutto prende vita.
Bum! Tutto il corpo si concentra: ora non esiste più alcuna distrazione in grado di influenzare questo presente.
La prima parte è composta da 3 km di asfalto misto a sentieri, attraverso le borgate di Châtillon, per poi iniziare il vero sentiero che porta alla cima del Monte Zerbion.
Ho subito capito che stavo bene e abbiamo cominciato a salire con un ritmo molto forte. Dico “abbiamo” perché al mio fianco c’era Alex Oberbacher, che sapevo sarebbe stato lui l’uomo da battere oggi.
Tra vari cambi di posizione, dopo circa 40 minuti di gara, Alex decide di prendere il comando. Devo ammettere che non è stato facile stringere i denti e cercare di restare il più possibile con lui.
Arriviamo alla Borgata Brunod, l’ultimo rifornimento prima di affrontare i 1000 metri di dislivello positivo finali in soli 1,8 km. Potete immaginare che il pratone che ci aspettava non fosse affatto amichevole: ero consapevole che lì si sarebbe deciso chi avrebbe potuto tagliare per primo il traguardo e vincere la gara.

Si sale — non che prima non fosse salita, ma ora si sale davvero.
Con noi c’era anche Marcello Ugazio, atleta impegnato nella gara di sola salita, che stava difendendo il suo secondo posto dietro a un Lenzi Damiano agguerrito e a un Thedy imprendibile laggiù davanti.
Mancano 400 metri di dislivello positivo prima della vetta. Marcello ha preso una quindicina di metri di vantaggio, mentre io e Alex saliamo a trenino verso la cima.
All’improvviso inizio a pensare che forse potrei sferrare un attacco e vedere come reagirebbe Alex. La mia paura era che lui stesse controllando la gara e che in discesa sarebbe stato difficile staccarlo.
“Via, ci provo.” Sorpasso e mi metto a spingere con tutte le energie. Dopo dieci secondi mi giro e vedo che il distacco è nullo: Alex è lì, non fa cenno di mollare.
Entro in modalità concentrazione, sempre davanti, mantenendo il mio ritmo. Dopo circa cinque minuti mi rigiro e vedo che Alex è sempre dietro, ma stavolta a 3-4 metri di distanza.
Sto prendendo vantaggio in una pendenza dove un attimo fa pensavo di aver già perso la gara. L’adrenalina sale, il distacco aumenta.
Tra il tifo di Papa e gli incitamenti di Torry, arrivo in vetta con 50 secondi di vantaggio.
Segno la croce, grato di essere lì in quel momento, e giù in picchiata.

Subito dopo la cima, circa 300 metri più in basso, una voce: era quella del mio idolo — nonché amico — Manuel Merillas, che mi incoraggiava a spingere forte, a crederci.
In quel momento, anche se eravamo avversari, Manu è riuscito a insegnarmi che il nostro sport va oltre la semplice competizione: con leggerezza, con paura, con felicità e con una profonda gratitudine nel cuore.
Chiudo la gara e mi aggiudico la vittoria in 2h12’, stabilendo il nuovo record del percorso.
A soli due minuti arrivano Alex e poi Manu. Infine, arriva Daniel Antonioli in quarta posizione, una delle persone che più mi ha ispirato fin dall’inizio.
Con un grande sorriso e un abbraccio, mi fa i suoi sinceri complimenti.
Cosa potrei desiderare di più?

Grazie a tutti: ai miei amici e alla mia famiglia, per essere stati lì con me, a tifare sul campo e non solo.
Un grazie speciale a Elena, senza la quale non sarei mai arrivato ad essere la mia miglior versione di Gianluca Ghiano.
Un ringraziamento enorme a tutti gli organizzatori, perché siete stati semplicemente immensi.
Non ci sono parole per descrivere quello che avete fatto.

Ora vi saluto, e come mi piace dire:
“Oggi è un altro giorno, si volta pagina.
Alla fine siamo sempre noi, secondo dopo secondo, nel presente più presente che ci sia.”
L’OSSERVATORE
